Storia

Provincia dell’impero romano fino al „limes” del Danubio e con sensibili tracce di cristianizzazione giá dal II secolo, la pianura pannonica é stata da sempre il passaggio naturale di popoli ed eserciti diretti verso occidente, rendendo sempre instabile l’insediarsi di un solo popolo e di una sola cultura. Nel IX sec. dopo le famigerate scorrerie in Europa le tribù degli ungari si insediarono nel bacino dei Carpazi. La loro esigenza di stanzialitá e di integrazione nel contesto europeo tra Sacro Romano Impero-Papato-Bisanzio, culminò con il lungo regno di Stefano (996-1038), il re santo che imprimerà il particolare carattere del popolo e del potere politico ungherese. Alla sua conversione sincera Papa Silvestro rispose donando la Corona reale d’Ungheria, conferendo insieme grande indipendenza dal potere imperiale germanico ed la missione evangelizzatrice dei molteplici popoli di una vasta regione che andava dai confini polacchi alla Transilvania. Con Santo Stefano I si posero quindi le basi della forte monarchia multiculturale della dinastia degli Árpad che sopravvisse a conflitti, a fratricide guerre di successione ed alla terribile invasione mongola del XIII secolo.

Il Regno d’Ungheria nel XIV e XV secolo ha un potere centralizzato con un solido stato ed é annoverato tra le importanti potenze europee, in particolare con i Roberto d’Angiò, Re Sigismondo, che fu poi anche imperatore, e con re Mattia Corvino, alla cui corte fiorì la cultura rinascimentale.

 

Agli inizi dell’era moderna il potere politico ungherese subì una decrescita improvvisa con l’invasione ottomana e la disfatta della battaglia di Mohàcs (1526) in cui perse la vita anche il re Luigi II (dinastia asburgo). Il territorio della monarchia fu suddiviso in tre parti nel 1541.
Quando con la cacciata dei turchi ( battaglia di Buda 1689) le truppe asburgiche presero possesso del paese, l’Ungheria era un paese desolato con non più di un milione di abitanti e profondamente diviso nella sua nobiltà anche per effetto delle guerre di religione.

Gli asburgo che favorirono una riinsedizione cattolica nella parte occidentale del paese, facilmente estesero la loro influenza sulla regione centrale del paese precedentemente occupata dai turchi, ma senza avere predominio completo del principato della Transilvania, che era stato vassallo dell impero ottomano, ma che, anche per una radicata coscienza protestante, rivendicava una propria autonomia. Tra l’inizio del XVIII secolo, anche con programmi di ripopolazione con colonie tedesche, la monarchia magiara fino alla prima guerra mondiale fu parte dell’impero asburgico, essendo l’Imperatore anche Re d’Ungheria. Gli alterni scontri per una maggiore autonomia culturale ed economica raggiunsero il culmine con i moti d’indipendenza ottocenteschi, che seppur repressi diedero ragione dal 1967 alla nuova politica asburgica, la cosiddetta stagione del dualismo. Budapest, divenuta seconda capitale dell’Impero Austro-Ungarico, divenne il fulcro di una frenetica crescita economica e culturale che fu tragicamente interrotta dalla Prima Guerra Mondiale. A seguito della frammentazione del territorio a seguito della guerra e quindi alla perdita della concezione multiculturale dell’Impero Austro-Ungarico il centro Europa non ha più conosciuto un suo periodo di integrazione e sviluppo. Ne sono derivati piccoli stati con forte rivalità tra loro.

Il trattato/dettato di pace di Trianon del 4 giugno 1920, con cui si ridefinirono i confini del nuovo stato magiaro con una perdita dei 2/3 del territorio prima amministrato da Budapest, ancora oggi è avvertita come tragedia nazionale. La violenza politica sperimentata durante e dopo la rivoluzione comunista di Bela Kun nel 1920 e con la conseguente traumatica invasione delle truppe rumene, aprirono la strada al regime di Miklós Horty, reggente di una monarchia che non sarebbe mai tornata. Si succedettero governi a forte identità nazionale che a costo di grandi sacrifici diedero impulso al nuovo stato, ricreando una relativa stabilità economica. Nell’Europa del tempo l’Ungheria fu compressa tra Germania nazista, Italia fascista e l’Urss di Stalin e, per ideologia e per ragioni geofisiche, optò per l’alleanza con la Germania, allettata anche dalla speranza di riottenere i territori di cui era stata privata due decenni prima. Stremato dalla guerra sui fronti nel 1944 il paese fu esso stesso occupato dai tedeschi, facendo di Budapest uno dei teatri più lugubri d’Europa sia per il conflitto, sia per le deportazioni naziste di massa degli ebrei. La „liberazione” dell’Armata Rossa sovietica unì violenza alla violenza. I „liberatori”, le cui truppe rimasero per parecchi anni di stanza, realizzarono quanto l’Europa di Yalta aveva previsto. I tentativi di una gracile democrazia parlamentare si protrassero per 4 anni: nell’agosto del 1949 quando il partito comunista sovietico prese il controllo del paese, fondando un potere partitico unico che opererà – esclusa la tragica parentesi del 1956 – fino al 1989. La Rivoluzione del 1956 fu il grido ed il sacrificio ad una libertà impossibile per il potere sovietico. Il dramma, che solo per qualche settimana commosse l’Europa, permise successivamente un ammorbidimento del potere poliziesco. Economicamente dal 1950 l’Ungheria socialista si ricollocò nel contesto delle economie pianificate socialiste, individuando negli anni anche il suo ruolo. Il paese (come in tutti gli altri dell’area) subì irreparabili danni conseguenti sia alla statalizzazione forzata ed ancor più alla pianificazione ideologica dell’economia. La decrescita economica ungherese di questi decenni segnerà un divario mai più colmato con le economie europee occidentali che nel frattempo raddoppiavano le loro capacità produttive. A nulla serviranno poi negli anni Settanta i finanziamenti del FMI concessi per evitare il default: il riammodernamento dell’economia non avvenne ed il debito estero – che non fu cancellato con il collasso delle economie pianificate – si incrementò divenendo uno dei maggiori fattori di instabilità politica ed economica post-comunista.

Dopo che le basi dell’apertura democratica furono poste proprie dall’ultimo governo comunista, il 23 ottobre 1989, a memoria della data di inizio della Rivoluzione del 1956, segna la nascita della nuova repubblica ungherese con alcune modifiche – sostanzialmente il sistema pluripartitico- alla   costituzione di impianto sovietico del 1949.

Le prime democratiche elezioni nazionali e municipali avvennero nel 1990.

Da allora si sono succeduti 3 governi di centro-destra e 3 di centro-sinistra.

Nel 2014 ha avuto inizio il quarto governo di centro-destra, guidato al suo terzo mandato da Viktor Orbán, leader del partito Fidesz.